introduzione

Mattia Aron Greco

Videopoeta, videomaker ed esperto multimediale. Vive e lavora a Lecce.
È laureato in Scienze della Comunicazione e specializzato all’Università di Roma Tre in Cinema, Televisione e Produzione audiovisiva con una tesi sulla Poetronica di Gianni Toti. Attualmente si occupa di realtà virtuale e video a 360°. Appassionato di poesia e letteratura americana, la sua missione è mostrare agli altri quello che non si vede.

Questo non è soltanto un libro

di Mattia Aron Greco

Non sappiamo se le nostre percezioni siano davvero accurate perché esperiamo il mondo in modo ambiguo. Non vediamo la realtà, perché vediamo quello che ci è stato utile nel nostro passato, nel corso della nostra evoluzione. Bisogna ridefinire in maniera differente l’atto stesso del vedere, per vedere in maniera differente. Con l’avvento delle tecnologie dell’informazione, l’uomo ha assistito alla trasformazione della materia audio_logo_visiva. I nuovi dispositivi computerizzati racchiudono nella ripida curva del loro sviluppo potenzialità di estensione elettro biologica che l’uomo non aveva mai visto-pensato prima nella storia della sua evoluzione. Scrittura di bit. In questa epoca il nostro corpo è diventato lo schermo su quale le immagini si proiettano. Siamo lo schermo della nuova visione e il corpo è parte integrante dell’informazione elettronica. Gli schermi emettono la luce che cade sui nostri occhi per essere decifrata e non solo gli occhi, ma tutto il corpo è la porta per la conoscenza “totale”. Nel suo muoversi come luce essa crea significato nel suo essere materia. Al suo interno troviamo tutti gli impulsi che plasmano il nostro mondo percepito. Sistemi di bit che formano l’attuale immagine del mondo che abbiamo creata con tutti i nuovi dispositivi e con noi come prolungamento. Arricchire il mondo fisico di conoscenza digitale attraverso la realtà aumentata permette di creare nuove esperienze percettive. Si abbandona la piccola immagine dell’utilizzo specifico di uno strumento, strumento che fuori casa corre a braccia aperte sul nuovo ponte costruito per l’immaginazione. La realtà aumentata ci permette di afferrare questo strano sogno e avere tra le mani uno strumento che si muove tra il caos dell’informazione e la carta consentendo di cristallizzare mondi altri. Ed ecco eterno inizio di Pia Abelli Toti, dove le parole sono come bit organizzati nell’immagine della sua esistenza. Pagine fatte di bit. Pia li utilizza per suonare il suo sentire tra versi, foto, video e realtà aumentata. Sia la scienza, l’arte, le discipline umanistiche, la natura stessa ci hanno donato delle risposte nel tempo, su come le arti influiscano e rappresentino la natura umana e nonostante questo ci muoviamo alla velocità della luce: siamo sempre oltre quello che vediamo. Il corpo si trascrive nel suo durante, si genera nel suo farsi pensiero.

“Corpo-cosmo-psicomentale in noi essente forse perfino ente”

Solitamente succede di non sapere come finirà una poesia, oppure un pensiero che state per cominciare. La traduzione di questa lunga innata catena genera significanti e significati trans_temporali che si mostrano nel suo divenire. Dal biologico, passando per il tangibile, al più ignoto inconscio, un’esperienza unica quella che facciamo tutti: raccontare il mondo e la nostra vita. Una strada primordiale è quella dello  scrivereinversi. Sensazioni, emozioni, suoni, immagini e parole. Sono loro i protagonisti della complessa macchina umana. Le parole diventano squarci di vita, che tocca se stessa e si intra-scrive ancora una volta; nelle parole suona la melodia della sirena memoria, scomposta dal forte rumore del mare, squarcia il silenzio. Il silenzio di vedersi in bilico nel perenne rumore: questa è la ricerca di Pia. La sua poesia si muove in un “religioso” ascolto del corpo, nel suo definirsi. Con lo scrivereinversi si mostra ossuta alla propria carne, senza barriere di spazio, finalità. Seduta con il suo foglio bianco Pia sembra avere davanti il suo pensiero che diventa percepibile, prende forma, si crea dal biologico incessante processo del suo essere. Ascolta quello che si muove attorno a lei e traduce le sue scosse. Il linguaggio che utilizziamo per portare fuori quello che il corpo ci comunica è l’insieme di sensazioni, emozioni, suoni, immagini e parole cristallizzate scritte in versi. Tramite le parole e i suoni, Pia ricostruisce una melodia che il suo corpo suona nel suo scriversi. Pia racchiude in se l’intima ricerca intarsiata dal continuo domandar_si. Dona il suo corpo, suonato dalle scariche elettriche nel tempo, usa le parole, immagini che rincorrono un sentire continuo, tocca il fuoco sacro dell’illusione, la comprende e la trasforma in altro davanti agli occhi delle emozioni scritte in potenza. Nuclei di parole si muovono, si attorcigliano all’intimo percepire, la pagina diventa un corpo altro su cui emozionarsi, il corpo del lettore? Pia scardina le porte dorate e ci fa varcare la soglia della stanza del suo sentire. I Primordiali schemi si mostrano in un Diaro che si scioglie nel tempo per diventare l’eterno tempo del sentire umano. Giorno dopo giorno si è scritti, parlati, visti da un’altra prospettiva che non si è mai sicuri di riconoscere, ed è questo la sfida. Prendere coscienza di sé e del proprio sentire e parlare, fuori da una monarchica ideologia pazza, è necessario per lo sviluppo dell’uomo. Per riconoscere i limiti entro i quali si è davvero vivi. Lo scrivereinversi diventa vitale quanto l’educazione fisica, a tutte le età. Pensare_in_poesia è funzione sempre necessaria. Così la sintesi che si cristallizza in eterno inizio, che vediamo sotto i nostri occhi e che leggiamo, è un mondo cristallizzato di bit ed emozioni. Comprende mondi diversi, dal bit più profondo al libro pagina. Versi, immagini e flusso video tradotti con cura tra tutte le possibili combinazioni sentite. Qui spetta a noi immaginare un libro che non è il libro come lo strumento sempre pensato, ma un nuovo strumento, che ci fornisce una chiave per entrare in utilizzi altri. E il primo utilizzo è proprio il pensare stesso.